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Africa / Where to Next?

Marocco: Vita tra Kasba & Deserto

Viaggio on the road tra le kasba e il deserto di questa magica destinazione.
Tra tutte le destinazioni che ho visitato, il Marocco è stato un paese che più ha saputo sorprendermi passo dopo passo, kilometro dopo kilometro.
Cosa mi ha colpita?
In particolare la suggestione del paesaggio che cambia continuamente. Nel mentre scorreva sotto ai nostri occhi il film delle vite di persone che vivono in un mondo arretrato di almeno 100 anni rispetto all’Italia.
Senza giudizio e con la voglia di scoprire tradizioni e luoghi indimenticabili ho iniziato questo viaggio.

Ho affrontato questo viaggio a fine dicembre e devo dire che abbiamo incontrato un clima insolito, abbiamo alternato le maniche corte ad abbigliamento tecnico per temperature sotto zero. In inverno il clima, almeno nella parte del deserto, è davvero rigido e gli hotel possono non essere attrezzati per il freddo.

Casablanca – Rabat – Volubilis – Meknes -Fes

Decidiamo prima di lasciare Casablanca quantomeno di vedere la moschea, veramente imponente e che lascia tutti a bocca aperta considerata anche la posizione suggestiva, affacciata sull’Atlantico. Visto il tempo tiranno e i ritardi fisiologici, decidiamo di fare tappa velocemente a Rabat per vedere giusto un paio di cose: la Kasba Oudaya e la medina. Entrambi i siti sono collegati tra di loro da un dedalo di stradine che prendono i colori del bianco e del blu, intrecciati e avvolti da una magia senza tempo. Giro estasiata tra i giardini interni, con il naso all’insù, una ragazza molto bella mi afferra la mano e con fare sapiente inizia a disegnare con l’hennè. Adoro essere rapita da situazioni che non appartengono alla mia vita quotidiana e da persone ammalianti con fare felino.

Sul lato opposto un cimitero a perdita d’occhio che corre giù dalla discesa della collina sul quale è adagiato.
Prima però di lasciare Rabat visitiamo inoltre l’imponente mausoleo di Mohammed V.

Di nuovo in marcia, proprio mentre percorrevamo l’autostrada succede l’imprevisto. L’autista bravissimo, distratto dalle nostre richieste, “salta l’uscita” in direzione Meknes per Volubilis e ci troviamo sull’A1 direzione Tangeri.
Di qui un pellegrinare ai bordi dell’autostrada di persone provenienti dall’Africa “nera” in cerca di un passaggio. Alcuni attraversano velocemente la strada quasi fossero gatti, altri si incamminano e porgono il pollice alle auto che sfrecciano, altri sembrano pazzi e parlano da soli agitando le braccia come burattini, altri ancora siedono per terra come se il tempo per loro fosse infinito. Penso a Sebastiao Salgado e all’immane lavoro sulla migrazione dei popoli e di cosa ne è di queste povere persone.
Prendiamo la prima uscita disponibile per tentare di rimetterci nella giusta direzione, Kenitrà. Scompare sotto ai nostri piedi l’autostrada, le strade si rimpiccioliscono, altre non hanno più asfalto ma sono un pastrocchio di fango, i bordi delle strade si animano di villaggetti o forse sono più baraccamenti. Tante tante tante persone a piedi, soprattutto uomini ma anche bambini, già impegnati fin da piccoli nelle attività di pastorizia, oppure a controllare galline o a giocare a pallone in mezzo ad un campo di terra smossa. Fatto sta che alcuni indossano ciabatte mentre altri hanno stivali. Il pantano è disumano e le condizioni igieniche purtroppo scarse. Appesi ai cespugli ci sono pantaloni, magliette colorate, tutto ad asciugare al tiepido sole velato da una nebbia polverosa.
Mi fanno compassione gli animali, alcuni denutriti, cani che vagabondano in cerca di cibo con la spina dorsale in vista, gatti, galline e capre, e penso che non c’è spazio qui per pensare agli animali quando le persone non sono considerate.
Vedo in questo fuori-pista, fuori-programma, il Marocco quello vero fatto di colori incredibili, la terra è rossa e respira fumi vaporosi, gli alberi sono di un verde sgargiante. Poi ci sono questi villaggi brulicanti più di un formicaio, che vociare, che rumori, tra motorini, auto, calessi trainati da somarelli e carretti motorizzati. Quello che vediamo sono persone alle prese con un apparente e dilaniante far nulla, nel posto di nessuno, mentre all’opposto botteghe operose riparano, montano, fresano, scalpellano e chissà cos’altro, sotto gli occhi vispi e accesi dei più piccoli. I più piccoli, quelli con gli abiti sudici, quelli che corrono con tutte le loro energie, che si appendono ai camion di passaggio per divertimento, quelli che non sanno cosa voglia dire il diritto di essere piccoli.

Ritroviamo la strada dopo 1 ora e mezza e visitiamo Volubilis, un sito archeologico non troppo ben conservato, erbe e sterpaglie crescono ovunque e rendono il sito confusionale. Ma, detto questo, è una cattedrale nella vallata, un posto suggestivo che merita comunque una visita.

A malincuore decidiamo di saltare Moulay-Idriss perché non è interesse del gruppo marcare territorio senza tener conto del requisito fondamentale per visitare questo posto: godere della tranquillità e respirare il tempo sospeso.

Raggiungiamo quindi Meknes dove ci attende l’incantevole Bouchra che ci farà da guida nelle scuderie, nei granai e nella medina. Rimaniamo estasiati e inebriati dalla piazza, un mercato a cielo aperto, gremito di persone, uomini con tuniche colorate che vendono ogni ben di Dio. Degno di nota è anche il mercato coperto, coi suoi coloratissimi coni di spezie profumate, dolcetti e altre tipicità.

Fes -Ifrane – Ben Smime – Errachidia

Domenica. Abbiamo appuntamento con la guida Youssef alle ore 8,00 che gentilmente viene a prenderci in hotel. Accompagnati dal nostro autista ci dirigiamo verso la medina in cui resteremo per almeno 3 ore. E’ un tour avvincente tra vie e viuzze, cunicoli che si restringono e coi soffitti che si abbassano. Grazie alla guida esperta scopriamo veri tesori di Fes che altrimenti sarebbero difficilmente trovabili. Visitiamo la scuola coranica con bellissimi mosaici e una corte interna suggestiva, le botteghe degli antichi artigiani (al giorno d’oggi ne rimangono davvero pochi) falegnami, tintori, fabbri, per poi dirigerci verso il filatoio, l’erboristeria, la conceria e la ceramica artigianale.

Molti dei posti citati sono patrimonio dell’UNESCO, siti indimenticabili e assolutamente da non perdere!

Ognuno di questi mi ha lasciato impressa nella mente una fotografia dello sforzo, dell’amore, della sapienza, dell’arte tramandata, della paura di perdere qualcosa nel tempo. Conciatori che si immergono nelle vasche colorate quasi fossero pennelli e creano pelli morbide di capra e cammello che verranno trasformate in vezzose giacche, borse e portafogli. Artigiani che forgiano oggetti di legno con scalpelli finissimi, piccole botteghe stipate di strumenti per modellare il rame e farne paioli di qualunque dimensione. Come dimenticare il fornaio con il suo gesto generoso della pagnotta ancora fumante donataci.
Come non nominare l’erborista, con la mamma seduta sul tappeto ad aprire le nocciole di argan per farne preziosissimi oli e creme.
E poi ci sono gli occhi, gli occhi vispi e profondi di quel signore che usava il telaio, con piede e mano veloci, per creare sciarpe e stoffe dai colori meravigliosi.
L’orgoglio del ceramista che coi suoi piedi nudi, immerso fino alla cinta in una vasca per impastare, amalgamare, uniformare l’argilla che verrà impiegata per tajine, vasi, teiere e tutto quanto necessario per imbandire la tavola e onorare la propria famiglia e gli ospiti.
E poi c’è la conceria con le sue vasche colorate, il forte e pungente olezzo. Con estremo vanto siamo riusciti ad entrare un paio di minuti in mezzo alle vasche per vedere gli asinelli al lavoro insieme ai maestri conciatori, un’emozione davvero unica che non può essere colta dalle terrazze panoramiche.

Il gruppo è veramente soddisfatto e proseguiamo verso le mete successive, passiamo attraverso Ifrane e dai finestrini dell’autobus sbirciamo le case coi tetti a punta. A me rimangono impresse ancora una volta le persone, le centinaia di persone che abitano le strade, questa volta sono Siriani, mamme che indossano il burka e con in grembo appesi dei piccoli. Persone che aspettano che succeda qualcosa, forse qualcuno che si fermi o che offra a loro qualche possibilità di vita. Credo che sia impossibile venire in Marocco senza pagare lo scotto del forte contrasto tra il nostro benessere e chi sostenta.

Dopo Ifrane è la volta della Valle dei Cedri, una vallata che si apre spettacolare con colline morbide dal color sabbia al marrone, fino alle vette innevate all’orizzonte, il tutto si fonde e il panorama diventa lunare e potrebbe sembrare uno spaccato d’America centrale.
Nella valle dei cedri troviamo le bertucce e come bimbi ci divertiamo come pazzi a dar da mangiare piccole meline e noccioline vendute dai bimbi. Facciamo foto, qualcuno di noi riesce persino ad accarezzarle come fossero gatti.
Ripartiamo, facciamo una coccola al nostro autista offrendogli un tè e tutti insieme brindiamo alle prossime 3 ore di viaggio verso le Gole di Ziz.

Errachidia -Source Blue – Ziz Gorges – Rissani – Merzouga Erg Chebbi

Partiamo alle 9 alla volta della Source blu, di cui avevo letto commenti poco lusinghieri. Per il nostro gruppo è stata un’esperienza strepitosa perché abbiamo deciso di “andare oltre”. Scendendo le scale si scende di livello e sotto i nostri occhi si apre la bellissima visuale dell’oasi, molto ben curata, in estate immagino essere gremita di turisti. C’è una bella piscina artificiale che sfrutta le acque provenienti dalla fonte.
Abbiamo incontrato subito il proprietario di un negozietto che si è offerto di farci da guida e dopo lungo borbottare del gruppo decidiamo di investire la paurosa cifra di 100 DHR (meno di 1€ a px) per farci accompagnare fino all’ antica città arroccata sul promontorio, che si staglia all’orizzonte.
E’ una passeggiata meravigliosa nel palmeto lungo il corso del fiumiciattolo che corre ad irrigare i campi dove contadini con somarelli e aratri manuali sono intenti nella coltivazione della terra. E’ una scena fuori dal tempo alla scoperta del Marocco, quello vero. Lungo le rive del fiume le donne sono intente a lavare i panni a mano. E’ una scena indelebile.
Guadiamo il fiume saltellando sui sassi, aiutati dalla nostra guida e oltre alle antiche rovine veramente straordinarie nella parte retrostante scopriamo un’altopiano lunare con vista impressionante su un canyon coltivato e con abitazioni primitive costruite a grotta nei sassi.


Proseguiamo il nostro viaggio alla volta di Rissani dove incontriamo “casualmente” una guida che “casualmente” ci stava aspettando, avvisato molto probabilmente dal nostro autista. Ci fa fare un giro per il souk, ci porta a visitare la medina e in ultimo completiamo con un pranzo presso una famiglia berbera. Il gruppo ha apprezzato molto l’autenticità di questi posti, in quanto a differenza di ciò visto fino ad ora, ci permette di assaporare un luogo non turistico e che vive di semplicità. Sono tutti molto accoglienti con noi e tentano di mercanteggiare qualunque cosa. Hanno piacere di farci conoscere le loro tradizioni e sono orgogliosi dei loro manufatti, soprattutto la famiglia berbera che dopo il pranzo (a base di verdure cotte e pizza berbera) ci spiana davanti agli occhi rotoli e rotoli di tappeti tramandati o nuovi, ricamati dalle loro donne.
Ripartiamo elettrizzati con il nostro pulmino alla volta del deserto. Siamo in ritardo, ci stiamo giocando sul filo di lana l’escursione coi dromedari al tramonto. Niente, l’autista si perde, non riesce a trovare il campo tendato, neppure dopo alcune telefonate. Non è facile orientarsi, nella strada principale finalmente troviamo l’indicazione che ci fa svoltare nel deserto, ma lì le tracce sono molteplici, il terreno sconnesso, il nostro pulmino sobbalza finché a causa di una manovra sbagliata, finiamo immobilizzati nella sabbia con le ruote che slittano. Disdetta. Il gruppo scende sconsolato incitando l’autista offrendosi anche di spingere il mezzo.
Ma all’improvviso ecco spuntare una jeep che si fa largo all’orizzonte lasciando come scia una nuvola di sabbia.
Scende davanti ai nostri occhi sbarrati Omar il referente con il quale mi ero sentita per organizzare le giornate nel deserto. E’ venuto a soccorrerci e a dirci che sta arrivando un’altra jeep per portarci in fretta ai dromedari. Come cavallette saltiamo dentro alla sua jeep in 11 l’uno in braccio all’altro. Siamo nel deserto, ci concediamo uno strappo alla regola.
In men che non si dica siamo a dorso ognuno del dromedario e iniziamo la salita sulle dune mentre la luce inizia a calare per lasciar posto alla luna e alle stelle. Meraviglioso.
Concludiamo la serata con una gustosa cena e poi intorno ad un fuoco che irradia il cerchio Omar e il suo staff che intonano canti tuareg al suono delle percussioni. E’ una fotografia straordinaria sotto al grande cielo del deserto.

Erg Chebbi – Erfoud – Gole del Todra – Skoura

La sveglia suona alle 5. Appuntamento per vedere l’alba. Scattiamo foto mentre un nuovo giorno sta per iniziare e le ombre fanno capolino e disegnano immagini di noi in fila indiana a dorso dei dromedari.
Torniamo al campo tendato per la colazione e alle 9 partiamo con le jeep per un divertente tour in mezzo al deserto per vedere i fossili, visitare una casa berbera, bere il tè nel deserto, rotolare giù da una duna come amano fare i bimbi.
Alle 13 abbiamo appuntamento con il nostro autista che ci porta a visitare le gole del Todra, nella quale faremo una piccola passeggiata per vedere la Spring Fall (chiusa per caduta massi) e la casbah incastonata sotto alla roccia. E’ davvero impressionante.
Ci facciamo accompagnare in albergo, altre 2 ore di pullman ci aspettano.
Arriviamo a Skoura, è buio e non si vede proprio nulla, ma … impossibile non notare la splendita kasbah di Skoura dove avremmo pernottato. La struttura è incredibilmente bella, utilizzata anche per le riprese di svariati film, e noi abbiamo il privilegio di pernottare in questa sistemazione davvero lussuosa.

Skoura – Ouarzazate – ait Ben Haddou – Marrakech

Mercoledì. Iniziamo la giornata con una visita a km zero (e sinceramente ci voleva!) della Kasbah di Skoura, Ci fa da cicerone il gestore dell’hotel che con fare divertente e accattivante ci guida come il Pifferaio magico dentro le mura a scoprire i segreti e le bellezze di questo gioiello di fortezza. Il gruppo ha apprezzato parecchio questa tappa sia per la parlantina di REDA (con un italiano davvero magistrale) sia ovviamente per l’unicità del posto.
Ci mettiamo in viaggio e facciamo tappa a Ouarzazate dove, seppur non all’unanimità ci infiliamo dentro al Musee du Cinema, consigliataci dal nostro autista al posto della visita agli Studios.
In un batti baleno ci troviamo catapultati sul set di grandi capolavori, tra i quali “Il gladiatore”, e ci improvvisiamo attori, girando persino un piccolo movie con il cellulare. Risate a crepapelle hanno sopperito alla carenza del materiale informativo e all’assenza di interattività della visita.
Proseguiamo oltre e arriviamo ad Ait Ben Haddou, patrimonio dell’UNESCO e tappa immancabile. Vista panoramica e giretto tra gli stretti viottoli sono quanto ci siamo concessi in questa calda giornata.
Il gruppo ormai in fermento, non vede l’ora di raggiungere Marrakech. Quattro ore di viaggio e curve a non finire ci separano dalla meta più ambita.
Giusto il tempo di appoggiare le valigie, svangato il tè di benvenuto dell’hotel, ed eccoci finalmente nella piazza più gremita, colorata, coinvolgente e chiassosa del Mondo. Io purtroppo non sto bene, un principio influenzale mi costringe a non godermi lo sfavillante clamore. Mi divido dal gruppo, che preferisce cenare al ristorante, per mangiare in uno dei tanti chioschetti numerati (n. 75). Ottima cena a poco costo. Location incalcolabile 😉

Marrakech

Giovedì. Finalmente! Finalmente è arrivato il giorno dedicato a Marrakech!
Anche per questa tappa avevo optato per la guida turistica, ma l’aver arrancato parecchio per non esser riuscita a contattare guide referenziate (perché già prenotate) e avendo dovuto ripiegare su un signore consigliatomi dall’albergo, era già di per sé elemento di cattivo presagio.
Infatti, incontriamo la nostra guida, che con passo lesto ci conduce spedito come un fuso dritto dritto a visitare le tombe Saadiane e il palazzo Bahia. Le spiegazioni sono scarse e frammentarie, unite ad un fare frettoloso. Il resto della giornata sarà dedicata allo shopping e alle straordinarie bancarelle che fanno della piazza Jamaa el Fna patrimonio immateriale dell’Unesco.
Ricalibriamo la road map, anticipiamo l’appuntamento con il nostro prode autista per sparare l’ultima cartuccia: i giardini Majorelle.

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